Vitamina D – Linee Guida Su Prevenzione E Trattamento Dell’ipovitaminosi D Con Colecalciferolo

Dot. Giancarlo Tricarico • 31 gennaio 2024

Vitamina D – Linee guida su prevenzione e trattamento dell’ipovitaminosi D con colecalciferolo

Guidelines on prevention and treatment of vitamin D deficiency
S. Adami1 – , E. Romagnoli 2, – V. Carnevale2 – , A. Scillitani3 – , A. Giusti4 – , M. Rossini1 – , – D. Gatti1 – , R. Nuti5 , S. Minisola2


https://www.reumatismo.org/index.php/reuma/article/view/reumatismo.2011.129/510

 RIASSUNTO

La Società Italiana dell’Osteoporosi, del Metabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro (SIOMMMS) ha deciso di elaborare linee guida relative alla definizione dell’ipovitaminosi D e alle strategie di prevenzione e trattamento, riassunte nei seguenti punti:

• Il fabbisogno di vitamina D varia da 1.500 UI/die (adulti sani) a 2.300 UI/die (anziani, con basso apporto di calcio con la dieta). L’alimentazione in Italia fornisce in media circa 300 UI/die, per cui quando l’esposizione solare è virtualmente assente debbono essere garantiti supplementi per 1.200-2.000 UI/die.

• Il dosaggio della 25-idrossi-vitamina D [25(OH)D] sierica rappresenta il metodo più accurato per stimare lo stato di replezione vitaminica D, sebbene le tecniche di dosaggio non siano tuttora adeguatamente standardizzate.

• Sono state identificate soglie per una condizione di “carenza” [25(OH)D <20 ng/ml] e di “insufficienza” [25(OH)D tra 20 e 30 ng/ml] dello stato vitaminico D. • L’insufficienza di vitamina D interessa circa il 50% dei giovani nei mesi invernali. La condizione carenziale aumenta con l’avanzare dell’età sino ad interessare la quasi totalità della popolazione anziana italiana che non assume supplementi di vitamina D.

• In presenza di deficit severo vanno somministrate dosi cumulative di vitamina D variabili tra 300.000 ed 1.000.000 di UI, nell’arco di 1-4 settimane. • Una volta corretto il deficit vitaminico, la dose giornaliera di prevenzione – mantenimento varia in funzione dell’età e dell’esposizione solare, con un range compreso tra 800 e 2.000 UI/die o equivalenti settimanali. Un controllo dei livelli di 25(OH)D è raccomandato ogni due anni circa per trattamenti con dosi quotidiane superiori a 1.000 UI. • La dose massima giornaliera oltre cui si ritiene elevato il rischio di intossicazione è stata identificata in 4.000 UI.

• I supplementi di vitamina D devono essere usati con cautela e monitorando periodicamente i livelli di 25(OH) D nei pazienti con malattie granulomatose o iperparatiroidismo primitivo. • In corso di gravidanza i supplementi di vitamina D possono essere somministrati come nelle donne non gravide, evitando comunque l’uso dei boli (dosi >25.000 UI)


6 aprile 2024
Al via la collaborazione tra la SIR e Federfarma Servizi in Italia
6 aprile 2024
L'intervento della dottoressa Valerie Aloush, durante il congresso Controversies in fibromyalgia.
6 aprile 2024
Novita' dal Rhewind 2024 di Bologna
17 marzo 2024
Fondamentale il ruolo della telemedicina
2 marzo 2024
La patologia cronica fara' parte dei livelli essenziali di assistenza
24 febbraio 2024
Uno studio multicentrico e retrospettivo pubblicato nel 2023 su Rheumatology ha dimostrato che i quattro inibitori della chinasi Janus (JAK) - tofacitinib (TOF), baricitinib (BAR), peficitinib (PEF) e upadacitinib (UPA) - hanno un'efficacia equivalente nel trattamento dell'artrite reumatoide. Fino ad ora, l'efficacia e la sicurezza di questi inibitori non erano state valutate tutte insieme in studi controllati. Questo lavoro ha preso in considerazione pazienti reali con caratteristiche diverse dai partecipanti agli studi precedenti. Gli inibitori JAK vengono spesso utilizzati in pazienti intolleranti al metotrexato o che non hanno beneficiato dai farmaci biologici modificanti la malattia. Lo studio ha coinvolto 622 pazienti trattati con uno dei quattro farmaci in contesti clinici reali. I risultati hanno mostrato che l'efficacia e la sicurezza dei trattamenti non sono significativamente diverse tra i quattro inibitori JAK. Non sono state riscontrate differenze nei tassi di mantenimento o interruzione del trattamento. Inoltre, il valore medio e i tassi di remissione o di bassa attività della malattia a 6 mesi dall'inizio del trattamento non erano diversi tra i quattro farmaci. Sono stati identificati alcuni fattori predittivi che potrebbero influenzare l'efficacia dei trattamenti con inibitori JAK, come il punteggio iniziale dell'attività della malattia, livelli di proteina C-reattiva, livelli di glucocorticoidi e l'uso di farmaci antireumatici precedenti.
22 febbraio 2024
Il fumo è in grado di modificare le difese immunitarie per anni
Altri post